...
Bisogna farsi l'idea che il continente australiano ospita, più o meno bene,
più di due dozzine di canguri di specie differente e che è sempre molto
difficile riconoscere gli uni dagli altri, se non si dispone di una guida molto
precisa. Tutti questi Canguri fanno sbagliare molto spesso il loro pubblico, nei
numerosi giardini zoologici in cui sono presentati, poiché la loro andatura
generale li fa sempre scambiare per dei canguri veri e propri, il cui nome è
molto più conosciuto e più popolare del loro. In realtà vedremo che vi sono
pochi animali che possono essere veramente chiamati "Canguri" e che sono di
dimensioni completamente diverse, anche se sono, più o meno, "costruiti" su un
modello simile. Una forma quasi sconosciuta nel resto del mondo, con queste
piccole zampe anteriori e queste enormi zampe posteriori, ma che i grandi
rettili del secondario, Iguanodonti ed altri Brontosauri, avevano già seguito
nella loro forma generale.
MACROPODINI
Questi Macropodini sono dei Wallabies di dimensioni medie o piccole, di cui non
si conoscono che tre specie e che si classificano tra i Wallabies della savana
ed i Wallabies delle rocce. Hanno orecchie molto sviluppate, arti ben fatti ed
andatura rapida. Gli Onicogalei hanno le dimensioni poco più grandi di quelle di
una lepre; per il mantello che hanno fitto e molto morbido, essi vengono anche
chiamati Wallabies setosi.
WALLABY DALLA CODA UNGHIUTA (Onychogalea unguifer)
A proposito di questo animale, dobbiamo tornare indietro nel punto in cui
abbiamo parlato di quel bizzarro animale arboricolo chiamato Opossum striato.
Esso ha, all'estremità della sua coda vellutata bianca e nera, tra il ciuffo di
pelo dell'estremità, uno sperone del quale noi abbiamo segnalato l'esistenza
senza poterne spiegare la ragione. Abbiamo fatto anche allusione, in
quell'occasione, allo sperone a corno che anche i leoni hanno tra il ciuffo di
peli che termina la loro coda. Gli Onicogalei presentano la stessa particolarità
ed è questa la ragione per cui una delle loro specie è chiamata "unguifer",
alludendo a quest'unghia bizzarramente piazzata e non a quelle che porta sulle
dita delle quattro zampe. Una volta di più dobbiamo osservare che la presenza di
questo sperone, o unghia, resta assolutamente inspiegabile e che ancora nessuno
ha potuto dargli una ragione d'essere. Tornando al Wallaby dalla coda unghiuta,
possiamo dire che è un piccolo canguro di un metro e trentacinque centimetri,
coda compresa (a cui spettano ben settanta centimetri). E' ricoperto da un pelo
corto, ma fitto e morbido, di una tinta marrone rossiccia nella parte superiore,
più chiara in quella inferiore. Vive in zone con vegetazione rada e cespugliosa,
nell'Australia settentrionale, e le sue abitudini si possono paragonare a quelle
di una volpe. Mangia l'erba o le foglie dei cespugli e tra i cespugli scava una
specie di tana in cui si adagia, per riposarsi. Se sente un pericolo, fugge a
grande velocità, con grandi balzi e roteando le corte braccia con un movimento
molto caratteristico. Sembra che sia capace anche di arrampicarsi sugli alberi,
se vi è necessità.
WALLABY A MEZZALUNA (Onychogalea lunulata) - WALLABY CON
LE BRIGLIE (Onychogalea fraenata)
Queste due specie hanno dei nomi che si spiegano da soli: si vedono le mezzelune
chiare che bordano le zampe anteriori e posteriori del Wallaby a mezzaluna (e
"lunulato" dice il suo nome latino) e si nota la briglia dell'altro, una
striscia bianca che va dalle orecchie al suo sterno, circondando le zampe
anteriori, come farebbe appunto una briglia. L'andatura di questi Wallabies è
molto simile a quella dei canguri: zampe vigorose armate di unghie ad uncino
anteriormente, zampe muscolose nella parte superiore e dotate di unghie enormi
posteriormente, coda che serve da terzo appoggio nella posizione seduta e da
enorme bilanciere durante la corsa a salti. Non c'è da sbagliarsi: arriveremo
presto ai veri, grandi canguri... Infine non dimentichiamo che le zampe
anteriori, anche se esse non sono delle vere e proprie "mani", con il pollice
opponibile alle altre dita, sono quanto meno capaci di raccogliere il nutrimento
e di portarlo alla bocca. Cosa che è un grande vantaggio per un animale pauroso:
esso può mangiare, sempre tenendosi in piedi e sorvegliando i dintorni. Un
montone ne è incapace...
PETROGALI
Ecco quattro piccoli Wallabies agili, rapidi, arrampicatori e saltatori senza
pari che non hanno scelto come biotopo né la pianura, né gli alberi, ma le
scarpate rocciose, come hanno fatto, in altri continenti, alcune scimmie quali
le bertucce dell'Africa del nord o i babbuini ed altri cinocefali dell'Africa
dell'est. Il genere Petrogale, diffuso solo nel continente australiano ed in
alcune isolette vicine, si divide in una decina circa di specie, tutte molto
simili le une alle altre, che si riconoscono per la colorazione e le dimensioni.
Citiamo, ad esempio il Wallaby Brachiotto (Petrogale brachyotis), il Wallaby dai
piedi gialli (Petrogale xantopus), il Wallaby a strisce (Petrogale lateralis) e
il Wallaby delle rocce dalla coda a pennello (Petrogale penicillata). Di queste
quattro specie, il Wallaby brachiotto è il più tozzo. Il Wallaby dai piedi
gialli è anche chiamato Wallaby delle rocce dalla coda ad anelli. E' un grazioso
animaletto che misura poco meno di un metro e mezzo, compresa la coda. La sua
pelliccia, molto morbida e fitta, è colorata molto vivacemente: nella parte
superiore è di color grigio rossiccio, le zampe, come si può ben capire dal nome
dell'animale, sono di un giallo vivo, la coda è ad anelli alternativamente scuri
e chiari, sopra gli occhi vi è una grande macchia giallastra ed i fianchi e le
parti laterali della testa sono percorsi da una striscia bianca. Questa
caratteristica colorazione rende questo animale inconfondibile. Il Wallaby dai
piedi gialli è il più grosso tra i Petrogali. Ha abitudini diurne: al sorgere
del sole esce dalle caverne o dai crepacci in cui ha passato la notte e, a
grandi balzi, va tra le rocce alla ricerca dei punti in cui può tranquillamente
rimanere a godersi il sole. Se si accorge di un pericolo incombente, l'animale
batte dei colpi molto forti col piede, così da avvisare gli altri del pericolo
che si avvicina. Con pochi salti il Wallaby si allontana e, se necessario, cerca
la salvezza anche sugli alberi salendovi con un balzo gigantesco. Questi animali
erbivori, tranquilli e del tutto innocui erano un tempo molto comuni in tutta
l'Australia meridionale; ora si trovano solamente in una piccola zona del Nuovo
Galles del sud. Anch'essi hanno dovuto ritirarsi dopo una severa competizione
con il bestiame domestico, forse capre d'importazione... Il Wallaby a strisce e
il Wallaby penicillato, che gli australiani chiamano Wallaby dalla coda di
spugna, vivono tra le rocce a piccoli gruppi, principalmente nel Nuovo Galles
del sud, dove i parchi nazionali di Jenolan e di Warrumbungles ne mostrano un
numero considerevole. Solidamente costruito e più imponente degli altri
Wallabies delle rocce, questo Petrogale si nota subito per il muso molto scuro,
schiarito da una striscia bianca che parte dalla bocca e risale verso le
orecchie. Questi Wallabies delle rocce sono tutti animali inoffensivi, graziosi
e dolci, mai aggressivi, buoni genitori e molto simpatici da vedere, pieni di
vivacità e di brio mentre si servono delle loro piccole "mani" per raccogliere e
mangiare i loro alimenti, mentre accarezzano i loro piccoli o sognano
tranquillamente seduti su quella specie di tripode costituito dalla loro coda e
dalle loro due zampe posteriori. La principale caratteristica di questi graziosi
animaletti consiste nella modalità con cui si compie la riproduzione. L'embrione
si nutre soltanto delle sostanze di riserva contenute nell'uovo e di una
secrezione mucillaginosa in cui è immerso. Per la mancanza di placenta, lo
sviluppo embrionale avviene soltanto parzialmente nel corpo materno e termina
nel marsupio che, in quasi tutte le specie, la femmina ha nella zona posteriore
del ventre. L'embrione alla nascita è, al massimo, grosso come una noce; esso
viene posto dalla madre o si insinua da solo nel marsupio. Quando il piccolo
nasce si attacca mediante un robusto muscolo orbicolare delle labbra ad una
delle mammelle contenute nel marsupio, senza più staccarsene per tutto il
periodo dell'allattamento. Si noti che il piccolo nato non ha la forza
sufficiente per succhiare: è la muscolatura inerente alla mammella che gli
spruzza periodicamente in bocca la secrezione lattea. Affinché la deglutizione
non ostacoli la respirazione del piccolo, la laringe di questi si prolunga con
un tubo che sale fino alle fosse nasali. Altra caratteristica è l'apertura della
borsa marsupiale: generalmente, come sappiamo, essa è aperta in avanti; negli
animali di questa famiglia essa è aperta all'indietro. In alcune specie, poi, il
marsupio non esiste più ed in altre è una semplice duplicatura cutanea. Non si
può non invidiare il continente che ha la fortuna di possedere degli animali
così affascinanti e non si può non augurare a questi ultimi una lunga e graziosa
sopravvivenza. L'abbiamo detto prima: le volpi importate dall'Europa sono i
peggiori nemici dei Petrogali e senza dubbio le responsabili della diminuzione
inquietante del loro effettivo. Fino ad allora i Petrogali avevano resistito
bene ai Dingo questi cani selvatici d'Australia, ed ai Pitoni delle loro rocce
così come agli aborigeni vicini. Ma una volta di più l'intervento di un nuovo
nemico ha preso in contropiede questi poveri animali, incapaci di reagire
davanti alla furberia della volpe europea... Astuzie che le prede della Volpe
d'Europa hanno imparato a vincere al fine di sopravvivere, ma che altri animali
che ancora non la conoscevano erano assolutamente incapaci di eludere. Insomma,
l'arrivo dei predatori europei ha costituito per loro una specie di mortale
imbroglio!
TILOGALE
I Tilogale sono spesso chiamati "Pademelon", dall'aborigeno "Paddymalla" che
designava tutta una serie di piccoli Wallabies commestibili, che i successivi
abitanti dell'Australia hanno sempre apprezzato. Sebbene i Wallabies siano
generalmente considerati animali eleganti e graziosi, i Tilogale o Pademelon
fanno piuttosto sorridere: hanno il ventre rotondo, l'aspetto contemporaneamente
crucciato, spaventato ed ingenuo, inoltre la loro corsa non batte alcun record
di velocità. Tutti i Tilogale sono in regresso, senza dubbio perché, anch'essi,
non hanno che un solo piccolo per volta. Sono stati scoperti molto presto, nel
1626, e vivevano già allora molto numerosi tra i cespugli della pianura o del
bosco.
PADEMELON (Thylogale thetis)
II Thylogale thetis è celebre in Australia poiché era abbondante vicino alla
città di Sidney ed i primi coloni se ne nutrivano. Attualmente è diventato
piuttosto raro. La sua presenza è ancora segnalata tra Bundaberg e Moruya e gli
australiani lo soprannominano generalmente "Pademelon dal naso rosso".
QUOKKA
(Setonyx brachyurus)
ll Quokka è molto conosciuto, senza dubbio a causa del suo aspetto tozzo e
panciuto e del suo colore grigio blu. Esso, un tempo, pullulava in Australia,
mentre ora non è più abbondante che nell'isola di Rottnest, dove fu scoperto nel
1658 da Volckersen. Vi sono talmente tanti Quokka, in questa piccola riserva che
le volpi non possono raggiungere, che ne vengono sempre offerti anche in
soprannumero ai giardini zoologici d'Australia che desiderano adottarne. Recenti
studi hanno dimostrato che quando una femmina Quokka perde il suo piccolo, un
secondo embrione comincia a svilupparsi in sostituzione di quello perso, senza
nuovo intervento del maschio. Questa particolarità spiega forse la resistenza
del Quokka all'estinzione della specie.
TILOGALE DI WILCOX (Thylogale
wilcoxi) - TILOGALE DI PARMA (Thylogale parma)
Il Tilogale di Wilcox vive ancora nelle foreste umide del Nuovo Galles del sud,
nella parte più settentrionale. Più rossastro e più scuro del Quokka, esso
condivide le sue abitudini, con pochi dettagli lievemente diversi; la stessa
cosa si può dire per il Tilogale di Parma. Si noterà certamente l'amabile figura
di questa bestiola rotonda, con una fisionomia quasi sorridente ed una corta
coda vellutata. Ciò che salverà probabilmente questi gentili animali è che essi
sono relativamente facili da catturare e che non occorre loro uno spazio molto
ampio per vivere felici. Gli attuali tentativi di protezione della fauna provati
dagli australiani sono basati sui seguenti principi: si studia con cura il
bisogno di questa o quella specie, poi si cerca una regione il cui clima e le
cui risorse alimentari gli convengano; lo si decreta "parco" o "riserva"; si
cattura, senza far loro del male, il massimo degli animali da proteggere e li si
libera nel loro nuovo dominio, che sarà di preferenza un'isola od un terreno
circondato da una barriera insormontabile. Là si lasciano gli animali
moltiplicarsi, anche a costo di aumentare la superficie della riserva o di
catturare il soprappiù di individui destinandoli a popolare altri territori. Il
risultato è il più delle volte spettacolare ed è così che molte specie in
regressione, comprese quelle altrettanto preziose dei Koala e degli
Ornitorinchi, si sono potute salvare.
DORCOPSIS DI MULLER (Dorcopsis mülleri)
- PADEMELON DALLE ZAMPE ROSSE (Thylogale stigmatica) - TILOGALE TASMANIANO
(Thylogale billarderii) - TILOGALE DI COXEN (Thylogale coxenii)
Eccovi ancora quattro varietà di Tilogali. La scoperta di questa specie, come
quella delle specie precedenti, viene considerata come una delle pagine più
emozionanti delle esplorazioni. Infatti i Tilogali rappresentarono per molti
anni oggetto di studi e di curiosità, da quando furono scoperti per caso da un
gruppo di naufraghi approdati sulle coste di un'isola dell'Australia, forse per
le affinità evidenti con la specie dei Canguri o forse per le loro
caratteristiche particolari che poi li distinsero dalla specie Canguri. Sta di
fatto che, negli anni successivi alla loro scoperta, le continue esplorazioni e
le perseveranti analisi di studiosi, zoologi e faunisti resero noti per molto
tempo questi animali al mondo intero. Le caratteristiche fisiche ed ambientali
di questi animali sono molto simili a quelle dei Canguri e solo dopo studi
approfonditi ed esami più attenti ed accurati si rilevarono le loro distinzioni.
Sono infatti più tozzi e di dimensioni leggermente minori dei Canguri: lunghi un
metro circa, a volte di più, la metà del quale spetta alla coda. Il loro muso è
piccolo ed appuntito; le estremità posteriori sono molto sviluppate; il colore
del mantello può variare dal rosso al bruno rossastro. Il loro habitat naturale
è rappresentato dalle zone di fitta vegetazione nella quali è possibile sentire
il fruscio dell'erba quando si avvicina un nemico. Di solito i branchi pongono
una sentinella a guardia di tutto il gruppo, che, in caso di pericolo, batte le
zampe sul terreno avvertendo così i compagni. Alle quattro varietà qui
rappresentate si potrebbe aggiungere anche il Dama o Tammar, un Pademelon
divenuto raro e denominato scientificamente "Thylogale eugenii", ma non sarebbe
senza dubbio sufficiente per fare il giro completo di questa famiglia, nel senso
più ampio della parola. Si noterà che il Dorcopsis ha il pelo particolarmente
corto e scuro, che il Pademelon dalle zampe rosse ha alcuni segni bianchi sulle
gote e sotto le orecchie, che quello tasmaniano ha un piccolo che sporge la
testa dal marsupio materno e che quello di Coxen sta raccogliendo dell'erba.
Tutti e quattro, d'altronde, sono meno tozzi dei Pademelon di cui è stato
parlato precedentemente e ci ricordano, innanzitutto, i Wallabies classici, come
ve li abbiamo fatti conoscere in precedenza. La prima specie di Tilogale
classificata fu trovata dal naturalista La Billardière, il quale, nelle sue
continue esplorazioni, ebbe la mala fortuna di smarrire un collega col quale era
alla scoperta di elementi per fondare le sue analisi sugli studi di scienze
naturali. Dopo diversi giorni di diligenti ed appassionanti ricerche nei posti
dove erano passati, nell'isola di Tasmania, catturò un animaletto allora
sconosciuto agli Europei. Ritrovato poi il collega, si dedicarono allo studio
delle caratteristiche fisiche ed ambientali dei Tilogali che, come abbiamo già
detto in precedenza, sono animaletti di piccole dimensioni, hanno pelliccia
pregiata e che pare che gli indigeni cacciassero, oltretutto, per la bontà delle
loro carni. Prima dell'arrivo dei primi europei, dei loro cani, delle loro
volpi, dei loro montoni, delle loro capre, dei loro conigli e di tanti altri
animali ancora, Tilogale, Pademelon e Wallabies vivevano quasi tranquilli,
avendo imparato da moltissimo tempo a difendersi dagli aborigeni e dai loro
boomerang, a far perdere le tracce alle mute di dingo ed a sorvegliare
l'andatura sospetta dei grandi pitoni. Certamente i meno abili, i meno vivi, i
meno prudenti ed i meno intelligenti pagavano il tributo alle avversità e
finivano sotto i denti dei loro nemici, ma l'equilibrio era ugualmente mantenuto
con le nascite dei giovani soggetti. Ora le morti avvengono troppo in fretta e
le mamme Tilogali non hanno più il tempo, con una sola nascita all'anno, di
riempire i vuoti. E' questa la legge più feroce della natura, che porterà
obbligatoriamente alla sparizione di alcune specie. Vi erano anche altri nemici
per i piccoli Wallabies. Erano le differenti varietà di gatti marsupiali di cui
abbiamo parlato all'inizio, era il terribile lupo d'Australia, il tilacino, era
il diavolo di Tasmania, ma, da parte loro, tutti questi animali sono talmente
diminuiti di numero da non poter più essere considerati responsabili della
sparizione di qualsiasi specie. Salvo forse il dingo, di cui si parlerà presto e
che, in quanto animale a riproduzione non marsupiale, è sempre stato favorito,
rispetto alla fauna australiana, dal suo arrivo imprevisto su questo continente,
qualche decina di migliaia di anni fa. Si sa, ma è utile ripeterlo, che
l'Australia è rimasta un continente isolato, che non è, per così dire, variato
dall'era secondaria, quando il resto del mondo subì profondi rivolgimenti nel
corso dell'era terziaria. Il risultato è che la fauna del mondo intero è stata
obbligata ad adattarsi a condizioni di vita spesso trasformate, mentre quella
dell'Australia ha seguito una linea ininterrotta nella sua evoluzione.